Raccolte storiche

decretum gratiani, foglio a, carta,1r-cm40x50
Il catalogo "Biblioteca Faentina", redatto da Giovanni Gucci nel 1816 , elenca 7.391 volumi, provenienti in larga misura dalle librerie delle case religiose soppresse a seguito delle leggi napoleoniche. A questi volumi, che costituiscono il nucleo più antico della Biblioteca, si andarono ad aggiungere quasi due terzi di quelli dei Gesuiti, mentre 3.506 furono destinati alla Biblioteca del Liceo. Al momento dell'annessione della Legazione di Romagna al Regno di Sardegna, con la conseguente applicazioni delle leggi sabaude anche al nostro territorio, i Gesuiti rientrati a Faenza nei primi decenni dell'Ottocento dopo la soppressione dell'ordine nel 1773, possedevano una biblioteca di oltre 9.000 volumi. Altri volumi, come testimoniato dalle note di possesso, pervennero da altre librerie conventuali per le soppressioni delle case religiose da parte dell'Amministrazione italiana. Il catalogo del conte Gucci, al quale si deve l'apertura al pubblico della Biblioteca nel novembre del 1818, comprendeva già in nuce la sezione degli Scrittori faentini con 168 volumi.
Una ricognizione sistematica sui fondi avviata alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso ha confermato che la struttura originaria, profondamente segnata dalla distruzione di diverse decine di migliaia di volumi e dei cataloghi storici a seguito del bombardamento e del crollo di un'intera ala nel 1944, è riconducibile a quattro grandi nuclei, di cui tre religiosi (Gesuiti, Cappuccini e altri ordini) e uno laico costituito dalla biblioteca della famiglia Bucci, pervenuta nel 1888. Probabilmente ideato dal filosofo faentino Antonio Bucci, il fondo conserva opere settecentesche, che si ricollegano a momenti significativi del dibattito filosofico e politico del XVIII secolo, con chiare puntate sul versante scientifico ed economico e con ampie apertura alla cultura illuministica europea.
Un apporto importante, soprattutto per l'arricchimento del patrimonio librario antico, si deve alla Biblioteca Zauli Naldi pervenuta con l'archivio di famiglia, nota per le numerose edizioni giuridiche, ma che conserva anche importanti opere legate alle proprietà agrarie, e a quella appartenuta al naturalista Lodovico Caldesi.
Fra le donazioni pervenute a partire dalla seconda metà del XIX secolo si ricordano il fondo dell'agiografo Francesco Lanzoni, i volumi dei collezionisti Primo Scardovi, Giacomo Pozzi, Gioacchino Regoli ed Emilio Biondi, del musicista e antroposofo Lamberto Caffarelli, i volumi degli studiosi Vincenzo Poletti, Carlo Mazzotti e Giuseppe Bertoni, le raccolte d'arte di Clara e Antonio Corbara e di Roberto e Rodolfo Sabbatani.
Una menzione a parte meritano disegni dell'architetto Giuseppe Pistocchi, i disegni e gli acquarelli dello scenografo e vedutista Romolo Liverani, le opere di Domenico Rambelli, i lavori di Ennio Golfieri.
Disegni, stampe, autografi, fotografie, ceramiche, epigrafi, cartoline, partiture musicali e libretti d'opera rappresentano altrettante cospicue e interessanti raccolte.
Una collezione un po’ insolita per essere conservata da una istituzione pubblica è la raccolta di scatole di fiammiferi di Giuseppe Donati, formata da 29.580 figurine suddivise in quindici album.
Come molti importanti istituti culturali la Biblioteca custodiva due preziosi globi di Vincenzo Coronelli, uno dei quali purtroppo andato distrutto nei bombardamenti che colpirono gravemente la biblioteca e il suo patrimonio durante la seconda Guerra mondiale. Grazie all'applicazione di moderne tecnologie come la TAC e la collaborazione con l'Istituto di fisica nucleare dell'Università di Bologna, il professor Nicolangelo Scianna, che già alcuni anni prima aveva donato alla città il restauro del globo celeste, unico soprvissuto, è stato in grado di ricostruire anche quello terrestre e i due globi oggi sono tornati insieme nella ricostruita Aula Magna.
Infine, la Biblioteca faentina è conosciuta a livello mondiale per la conservazione del codice musicale noto comeCodex Faenza (Bonadies), una rara raccolta di brani vocali e strumentali del secolo XIV, che documenta il complesso passaggio alla musica strumentale.
Il Catalogo della Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino, attraverso l'indicazione della provenienza, consente la ricostruzione virtuale della maggior parte dei fondi bibliografici, mentre quelli artistici sono visibili nel catalogo del patrimonio culturale dell'Emilia Romagna PatER e nel catalogo on-line di opere cartografiche e grafiche Imago della Regione Emilia Romagna. I fondi archivistici sono consultabili in IBC archivi.