In quella striscia di terra lungamente contesa tra Francia e Germania, bagnata dal Reno, fra Strasburgo e Magonza, al centro del continente europeo, alla metà del 15° secolo fu portato al perfezionamento un procedimento tecnico-industriale che consentiva di produrre un numero virtualmente infinito di libri, pressoché identici fra loro.
L’invenzione non arrivava per caso: a renderla possibile erano una serie di cause storiche-economico-sociali-culturali antiche e recenti, nonché innovazioni tecnologiche. Il mondo medievale s’era andato progressivamente modificando coi processi di inurbamento e con la crescita della borghesia mercantesca, caratterizzata da dinamicità e nuove esigenze, anche di lettura; la nascita delle università aveva fatto aumentare già da tempo la richiesta di libri; il libro, da oggetto di uso collettivo, era divenuto con l’Umanesimo oggetto d’uso individuale; si erano sviluppate le letture in volgare; la carta aveva abbattuto i costi per la produzione libraria e i sistemi di fabbricazione della carta stessa erano un moderno modello individuale da seguire; il metallo stava sostituendo il legno in tutti i processi tecnologici; e ancora furono fondamentali: la scoperta dell’antimonio, degli inchiostri grassi, la diffusione della silografia, le tecniche orafe di lavorazione del metallo, etc. Gli homines novi che così a Magonza/Mayence/Mainz (che mi piace pensare come una sorta di Silicon Valley del Quattrocento) davano vita alla tipografia, pensavano con ogni probabilità soltanto a fare un buon affare: non certamente che la loro scoperta avrebbe rivoluzionato il mondo.
È questa la rivoluzione che viene narrata in Printing R-Evolution, in cui vengono ripercorsi i primi cinquant’anni dell’avvento della stampa. Il grande progetto di ricerca che ne sta alla base ha preso in esame una eccezionale quantità di dati, partendo dalla materia stessa oggetto dello studio: il mezzo milione di volumi superstiti usciti dai torchi nel 15° secolo, per studiarne la diffusione, l’utilizzo, la funzione svolta, con metodi innovativi.
Dall’introduzione di Stefano Campagnolo, Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Cristina Dondi
Cristina Dondi, curatrice del volume, è Oakeshott Senior Research Fellow in the Humanities, Lincoln College, Università di Oxford, e Segretario scientifico del Consortium of European Research Libraries (CERL). Laureata in Storia Medievale all’Università Cattolica di Milano, con un dottorato nella stessa disciplina ottenuto presso il King’s College di Londra, è stata una delle curatrici del Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Bodleiana di Oxford, ha ideato le banche dati internazionali Material Evidence in Incunabula (MEI) e Text-inc, e dal 2014 dirige il progetto quinquennale 15cBOOKTRADE finanziato da una Consolidator Grant del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC).