Cosa lega una biblioteca specializzata in botanica e scienze naturali alla Rivoluzione del 1848-49?

un dipinto di un uomo in abito nero e camicia bianca
un dipinto di un uomo in abito nero e camicia bianca

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Ritratto di Lodovico Caldesi – Farina Achille sec. XIX (1840 – 1860) – Pinacoteca Comunale di Faenza.

A seguito della proclamazione della Repubblica Romana del 9 febbraio 1849 e delle nuove leggi che ne conseguirono, il 18 marzo dello stesso anno con le elezioni faentine vennero eletti tra gli Anziani Domenico Zauli-Naldi, Girolamo Strocchi, Giuseppe Galamini e Lodovico Caldesi.

Lodovico Caldesi (1821 – 1884), appartenente ad una facoltosa famiglia faentina, fu una figura fondamentale per il panorama politico della città; seguendo l’esempio dei cugini Leonida e Vincenzo, partecipò attivamente alla Rivoluzione e fu tra i dodici deputati della provincia di Ravenna all’Assemblea Costituente della Repubblica Romana.

L’infelice esito dell’esperienza democratica lo portò però a riprendere gli studi di botanica e la raccolta di esemplari vegetali collezionati e catalogati durante i suoi numerosi viaggi, abbandonati per seguire l’impeto rivoluzionario.

La sua vita continuò sempre ad orbitare attorno a queste due grandi passioni: la politica e la botanica, così dopo essere stato già deputato all’Assemblea delle Romagne a Bologna, nel 1865 fece parte del Parlamento del Regno d’Italia per la circoscrizione di Faenza.

Nel 1866 abbandonò ogni incarico ufficiale e prese le armi per combattere a fianco dei garibaldini durante la Terza Guerra d’Indipendenza. A testimonianza della sua attivissima partecipazione il Museo del Risorgimento conserva la sua tunica in panno rosso ornata dai simboli della Guardia Nazionale.

Dopo la prematura morte del figlio Furio Camillo stabilì, con testamento olografo datato 1882, che tutti i suoi beni fossero destinati “…all’apertura di un laico collegio convitto agrario”, intitolato alla memoria del defunto erede.

Due anni dopo, il 25 maggio 1884 Lodovico, in una delle sue rare uscite dalla sua Villa di Persolino, rimase vittima di un mortale incidente stradale.

I suoi averi, compresa la Villa, vennero lasciati alla Scuola di Pratica Agricola inaugurata nel Maggio del 1912. Donò invece il suo erbario all’Orto Botanico dell’Università di Bologna (che tuttora lo conserva) e la sua biblioteca, comprendente oltre 1.400 volumi di botanica e scienze naturali, forma invece uno dei più prestigiosi e specializzati fondi custoditi nella nostra Biblioteca Manfrediana.

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